Agricola Fernandez a Bronte: quando il valore del prodotto e l’eccellenza del territorio si fondono

Con la storia di questa settimana ritorniamo in Sicilia, terra bellissima e ricca di eccellenze che sono patrimonio dell’Italia e del mondo intero. Siamo nel comune di Bronte, divenuto sinonimo e patria di un prodotto, il pistacchio, riconosciuto per le sue qualità organolettiche che ne hanno fatto un prodotto unico. In contrada Malaga è situata la sede dell’azienda Agricola Fernandez, una realtà che si estende su circa 15 ettari, per la maggior parte piantumati con alberi di pistacchio, che declinano verso il fiume Simeto, accanto a quello che era un vecchio monastero, oggi noto come Castello Fernandez, e costituita da una “grangia” e dal corpo di una villa seicentesca.
Abbiamo il piacere di ospitare sul nostro Blog, Andrea Porto l’ultimo, in ordine cronologico, discendente della famiglia Fernandez, giunta a Bronte dalla Spagna nel 1600. I Fernandez sono stati di supporto al famoso ammiraglio inglese Horatio Nelson, arrivato a Bronte alla fine del 1700, e nel corso del secolo scorso hanno via via dedicato la loro attenzione all’azienda agricola. Andrea ha quindi raccolto, circa dieci anni fa, il testimone di una tradizione centenaria, succedendo nella conduzione dell’azienda agricola, allo zio che lo ha accompagnato nella conoscenza approfondita della coltivazione del pistacchio.
All’inizio, ci racconta Andrea, i genitori lo portavano in azienda per punizione: “…ero particolarmente vivace, e mandarmi a fare la raccolta del pistacchio è stato il loro modo per rimettermi sulla strada giusta, soprattutto perché mi facevano fare le attività più dure di tutto il ciclo della raccolta, quelle relative all’essiccazione del prodotto. All’inizio, come era giusto che fosse, mi trattavano come l’ultimo degli operai”. Ma parlando con Andrea scopriamo che quel passaggio è stato fondamentale per fargli maturare non solo l’esperienza necessaria ma anche il rispetto che serve verso un mondo che prima non conosceva. Così lavorare a stretto contatto con i raccoglitori, compiere tutte le operazioni richieste da una raccolta fatta essenzialmente a mano, scoprire i segreti di una pianta di cui si parla tanto ma sconosciuta nella sua essenza ai non addetti ai lavori, gli ha consentito di accumulare l’esperienza necessaria per prendere in mano le redini dell’azienda, nel 2017.
Andrea studente di Economia e appassionato di finanza, non immaginava che un giorno quella terra e quell’azienda lo avrebbero portato a diventare un imprenditore agricolo. “Il modo in cui mi sono inserito in azienda è stato il mio biglietto da visita rispetto agli altri, esterni all’azienda, e anche rispetto ai dipendenti. All’inizio ero visto come il figlio di papà, ma un poco per volta, grazie agli insegnamenti delle stesse persone con cui ho avuto la possibilità di lavorare, mi sono fatto conoscere e sono riuscito a guadagnare la fiducia degli interlocutori. Il fatto di aver svolto in prima persona tutti i lavori attinenti la coltivazione del pistacchio, mi ha dato poi la possibilità di dimostrare che capisco quello di cui si sta parlando, mi ha aiutato a fare le scelte importanti con cognizione di causa e mi ha spinto a condividere la visione dell’azienda con le persone che ci lavorano” ci dice Andrea facendo un bilancio degli ultimi anni in azienda.
La potatura della pianta del pistacchio è per Andrea la base del successo e rappresenta il lavoro più difficile; da questa dipenderà la quantità e la qualità che la stessa riuscirà a produrre. Dati i costi di gestione elevati, soprattutto di manodopera, e una produzione ad anni alterni, il lavoro sulla pianta è la differenza che può decretare la vita o la morte di questo tipo di aziende agricole. Se è pur vero che il prezzo al produttore per un kg di pistacchio DOP di Bronte lo rende un prodotto molto interessante, i costi relativi abbattono di molto i margini delle aziende, soprattutto in annate particolarmente scarse in termini di rese, come quella del 2017, ed espongono le aziende agricole a rischi elevatissimi. Questo diventa maggiormente chiaro se andiamo ad analizzare come si arriva al prodotto finito. Per produrre un kg di prodotto sgusciato occorrono circa 2,2 kg di prodotto raccolto dall’albero in quanto lo stesso, sottoposto a essiccazione, perde circa il 60% del peso di partenza.
Se aggiungiamo ai costi di potatura i costi della manutenzione del terreno (perché l’ecosistema particolarissimo che c’è a Bronte nasce dalla presenza di un terreno disseminato di pietre laviche, che trasferiscono si alla pianta sali minerali e ferro, ma rendono la lavorazione molto dispendiosa), i costi elevati della raccolta fatta a mano, quelli per separare il prodotto raccolto dal mallo e i successivi costi di essiccazione, arriviamo a un costo indicativo di produzione che oscilla tra i 25 e i 30€ al Kg (Costo variabile da produttore a produttore). Se poi si sceglie, come ha fatto Andrea, di occuparsi anche della commercializzazione, si fa presto a capire che il prodotto pistacchio è una storia da maneggiare con cautela da parte dei produttori, perché in caso di annate scarse, come quella del 2017 in cui si è avuto un dimezzamento della resa, i costi fissi sostenuti possono assottigliare il margine che come ricordato deve coprire anche l’anno in cui non c’è prodotto con i relativi costi.
Come detto più sopra il pistacchio di Bronte, divenuto famoso in tutto il mondo, deve le sue particolarità al microclima etneo, che fa sì che il prodotto finale sia ricco di oli essenziali e di qualità organolettiche che rappresentano la cifra di un prodotto eccezionale. Le scelte produttive che Andrea ha compiuto hanno portato a incrementi considerevoli della produzione per ettaro, e prevedono anche un forte orientamento ad aprire l’azienda verso l’esterno, verso i turisti e coloro i quali vogliono conoscere la realtà della coltivazione del pistacchio di Bronte. “Il 90% delle persone che parlano del pistacchio di Bronte non ha idea di cosa ci sia dietro. In pochi sanno qual è il ciclo di vita del pistacchio, una pianta che può arrivare a vivere anche più di un secolo, se la mano che la segue la tiene giovane e produttiva con le potature e i riposi giusti. Banalmente non sa che per raccogliere i primi frutti da una pianta nuova possono passare anche venti anni. Ma le persone non hanno idea di tutto il ciclo della produzione” ci dice Andrea immaginando il futuro di un’azienda che diventa avamposto per far conoscere, e quindi per preservare, la storia di una produzione che ha reso Bronte una sorta di unicum in tutta la Sicilia. Un paese virtuoso e d’avanguardia dove il pistacchio è stato determinante nel creare un contesto e un indotto che funziona ed è eccellente. Mettersi in connessione con l’esterno attira a Bronte nuovi interlocutori, come ad esempio figure specializzate nel mondo del Food, e spinge verso uno sviluppo culturale tutto il contesto. Il prodotto che diventa tutt’uno con il territorio e che restituisce al territorio quello che ha ricevuto.
Appropriarsi della commercializzazione diretta, altrimenti nelle mani di pochi commercianti o aziende di trasformazione, rappresenta per Andrea un passaggio fondamentale: “Come produttore ho avuto la netta sensazione che i commercianti o i grandi trasformatori potessero, primo o dopo, fagocitare un pezzo del valore che l’azienda produceva. Per riappropriarci di questo valore, che poteva e doveva essere nostro perché ci consentiva di avere dei margini che garantivano maggiore tranquillità economica e continuità alla nostra azienda, ho cominciato a esplorare la filiera nella parte che riguarda la commercializzazione diretta. Lasciare andare, dunque, quella parte di valore è una scelta non più praticabile se vuoi mantenere in piedi un’azienda che produce un prodotto di alta qualità come il pistacchio, perché rischi di guadagnarci ben poco con la sola produzione”.
Attualmente in azienda è possibile acquistare direttamente (meglio se prenotate!) sia pistacchio sgusciato che granella, la pasta di pistacchio(uno dei prodotti più richiesti da chi usa il pistacchio di Bronte per preparazioni di eccellenza) e tanti altri ottimi prodotti con al centro il pistacchio divenuto prodotto DOP a partire dal 2008.
Andrea è sempre più convinto che il lavoro che all’azienda Agricola Fernandez stanno portando avanti, valorizzi non solo l’azienda ma tutti i produttori del territorio, perché l’industria e i commercianti al crescere di questa dinamica faranno più difficoltà a mettere le mani sul pistacchio, evitando i meccanismi propri di un mercato dove in pochi tirano le fila. Un aspetto, poi, non trascurabile quando si parla di prodotti di questa qualità è quello legato all’impossibilità di ampliare la produzione (la terra non si trova o si trova a prezzi proibitivi) e quindi un’azienda “più turistica” che punta per esempio alle degustazioni, alle visite esterne (vieni e vedi) e alla vendita diretta introduce all’interno un valore nuovo che porta verso uno sviluppo altrimenti non raggiungibile.
Non possiamo che condividere questa scelta di aprirsi verso l’esterno. Noi di Altragamma siamo convinti porti le aziende agricole a ricavare una nuova fonte di reddito integrativa che fa anche aumentare il valore percepito su un prodotto che non è più semplice merce, ma un mix di fisicità e immaterialità che si fondono per dare il massimo risalto alla storia di un territorio.
Grazie Andrea, grazie Azienda Agricola Fernandez, grazie Bronte!
Per contatti diretti con l’azienda agricola: info@agricolafernandez.it
Tutte le immagini inserite nell’articolo, sono di proprietà dell’azienda Agricola Fernandez