Dolce Ambra: le api amano e favoriscono la biodiversità, nonostante la Xylella
Cisternino, paese della provincia brindisina, si affaccia sulla Valle d’Itria luogo caratterizzato dalla presenza dei Trulli divenuti uno dei simboli del sounding di una regione, la Puglia, che ha fatto del turismo una delle sue maggiori attività economiche. In pochi chilometri, insieme a Martina Franca e Locorotondo, sono custoditi i segni di popoli che hanno disegnato uno degli scenari più belli e suggestivi dell’intera zona, ma anche della nostra penisola.
I Trulli, presenti nell’intera depressione carsica che forma la Valle d’Itria, si fanno opera unica con i muretti a secco, le enormi braccia multiple di questa figura, che fanno da raccordo tra i vari punti e con la terra rossa a caratterizzare l’interno di questi disegni ottenuti grazie al lavoro sapiente e continuo di mani che hanno saputo estrarre dalla pietra la terra viva.
Il centro storico, con il suo caratteristico colore bianco calce, abbaglia il visitatore riempendo il cuore di una bellezza sconosciuta nella maggior parte delle opere edilizie contemporanee. Le tipiche bracerie, un misto di fornacelle attaccate alle macellerie, offrono agli amanti delle esperienze autentiche i sapori di un tempo lento. Per gli appassionati del cicloturismo, la possibilità di godere di uno dei percorsi più belli d’Europa, la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, con le tante iniziative organizzate come quella recente del Gal “Valle d’Itria” .
Oggi siamo in compagnia di Giorgio Vignola. Dopo la Laurea in Tecnologie Alimentari, conseguita a Bologna, sceglie di tornare nella sua terra di origine con l’idea di fare una produzione apistica. La sua passione inizia dall’amore per il miele: “un mondo bellissimo, quello dell’apicoltura, fatto di natura, di biologia e pieno di conoscenze trasversali” ci dice durante la nostra chiacchierata. “Avevo la campagna, con circa duecento alberi di olivo, e nel corso della mia infanzia avevo trascorso tante giornate all’aperto, anche se la mia non è una famiglia di agricoltori. Sono partito dal corso, per capire se le api effettivamente mi potevano piacere, ed ho scoperto un mondo che mi ha subito affascinato. Bisogna approcciarsi correttamente a questo tipo di animale e agire utilizzando tanta precauzione”. Le api da risorsa possono effettivamente trasformarsi in un pericolo per l’incauto che ad esse si avvicina senza la giusta formazione e accompagnamento sul campo. Così Giorgio, dopo la formazione teorica e pratica, ha deciso di iniziare il suo percorso di apicultore prendendo le prime otto famiglie: “ho cominciato a sperimentare e a mettere in pratica quello che avevo imparato”. Il miele che le sue api producono è Millefiori, una miscela di nettare fatto direttamente dalle api, e nella zona della Valle d’Itria sud orientale, all’interno della quale la legge permette di legare il prodotto al territorio, Giorgio ha trovato un’interessante biodiversità, con molte specie vegetali autoctone diffuse importantissime per la produzione del miele (anche se non tutti i fiori sono melliferi, ma sono importanti per gli altri insetti) come ad esempio la leguminosa selvatica, la veccia, il fieno greco e la pisellina che sono tutte piante per il foraggio, ideali perché poco soggette ad essere trattate con prodotti chimici.
Tutto sembrava andare per il meglio finché non è arrivato il problema della Xylella. Questa, insieme all’aumento dei trattamenti sulle fioriture (quest’ultimi assolutamente illegali in Puglia), ha un effetto indiretto, ma pesante sulla sua attività, in quanto gli sfalci riducono di molto i pascoli per le api. I trattamenti, poi, che hanno l’obiettivo di debellare il vettore che porta la Xylella, vengono fatti in maniera selettiva su alcuni tipi di piante ma sono pressoché inutili in quanto molte altre piante ospiti non vengono attenzionate: “in questa logica dovremmo eliminare qualsiasi tipo di pianta, creare una sorta di zona desertica per evitare che la malattia si propaghi” ci dice Giorgio, un’ulteriore dimostrazione che l’attuale pratica non risolve alla radice il problema. Gli sfalci obbligati tolgono pascolo alle api, ma hanno anche un effetto a cascata sulla riduzione della biodiversità complessiva della zona. Un grosso impatto nella produzione del miele è dato anche dalla diminuzione del trifoglio, che diminuisce con la riduzione degli allevamenti di caprini e vaccini.
“Quest’anno produrrò pochissimo miele, perché quello che c’è nelle arnie lo devo lasciare alle api, altrimenti queste non avranno nulla da mangiare e moriranno”. Qui si tratta quindi della sopravvivenza delle api e questa impatta anche sulla sopravvivenza di un piccolo apicultore. “Sono arrabbiato e abbattuto, con le api volevo costruire un percorso di crescita graduale” ci dice Giorgio che ha bene in mente che l’apicoltura, soprattutto nei primi anni, è un’attività da svolgere come secondo lavoro. Un impegno part time è una cosa comune nell’apicoltura, un lavoro molto impegnativo che spesso non ripaga degli sforzi fatti, passione per le api a parte. Si possono tenere al massimo 200 famiglie (arnie) se sei da solo e il numero di famiglie minimo per poter vivere di apicoltura, secondo Giorgio che comunque suggerisce sempre di partire gradatamente, è di almeno 100 famiglie. Il valore del miele come abbiamo intuito è inestimabile per tutto quello che sta dietro alla presenza delle api sul territorio, ma il suo prezzo è intorno ai 12.00 euro al kg (per la varietà Millefiori). Un prezzo sostenibile dovrebbe essere almeno di 16 euro al kg, prezzo che molti apicoltori, come lo stesso Giorgio, riescono a raggiungere facendo vendita diretta, un prezzo che consente di remunerare l’intero percorso produttivo. Chiaro che questo è il prezzo equo per un miele che sia prodotto in Italia. Infine, per avere un metro di misura di quello che può essere l’introito di un apicultore, un’arnia può produrre in media sui 10 kg per la vendita, perché come scritto sopra una parte del miele serve per il sostentamento della famiglia.
Per diventare apicultore la passione non basta, è necessario fare un corso (diverse associazioni – a livello locale – da Marzo a Giugno fanno i corsi dedicati all’apicoltura) perché con le api non è come prendere un qualsiasi altro animale: “le api possono essere pericolose anche per gli altri, oltre che per l’apicultore, ci deve essere un approccio specifico. Prendere, poi, delle arnie senza aver studiato, nel giro di un anno vuol dire perdere le famiglie, svuotare le arnie”. L’occasione di questa chiacchierata con Giorgio ci consente di chiarire un elemento cardine per l’apicoltura italiana: nel nostro paese è vietato l’uso degli antibiotici in apicoltura e diamo risposta anche a chi pensa che il miele possa essere contaminato da farmaci o prodotti chimici perché l’ape che mangia un farmaco muore prima di arrivare all’arnia.
Quando chiediamo a Giorgio quale sarà il suo futuro, ci risponde che in questo momento non ne ha idea. La sua attività è fortemente a rischio anche se a dire il vero l’obiettivo minimo che si è posto è quello di far sopravvivere le famiglie che ha non prelevando il miele dalle arnie: “ho visto con i miei occhi i mutamenti successivi all’arrivo delle api, con una flora che si arricchisce. Un mondo ai margini dell’agricoltura, molto più importante di quello che si pensa per le conseguenze dirette sulla natura circostante. Sono fortunato perché ho vicini con cui parlo ed ho potuto toccare con mano la genuinità dei rapporti sociali in campagna che, a essere chiari, si costruiscono molto più facilmente in campagna rispetto al paese. Molti mi hanno chiesto di portare le arnie da loro dopo avermi conosciuto e, soprattutto, dopo aver capito qual è il valore che queste creature portano all’ambiente, vincendo in alcuni casi anche la paura iniziale, perché le api possono essere anche fonte di fastidio per chi non le conosce”.
Come detto più sopra, la vendita diretta è uno dei modi che garantisce all’apicultore un equo prezzo e le fiere di Natale, tipiche della zona di Brindisi, sono l’occasione giusta per vendere il miele che viene destinato ai dolci delle feste come le Cartellate: “ho molte persone fedelissime, sono della zona, si fidano, mi chiedono dove sono le api, in genere localmente il miele ha una buona richiesta. Le persone mi fanno sempre tante domande, sul mondo delle api che per me rimane un mondo affascinante”.
Attualmente Giorgio non organizza visite guidate perché sono necessarie le attrezzature giuste – locali e spazi idonei, arnie di esposizione dotate di un vetro che consente di far vedere la famiglia e la sua organizzazione – anche se l’apididattica è una fonte di coinvolgimento verso i bambini e potrebbe rappresentare una interessante fonte di reddito integrativo.
Abbiamo cercato in questo pezzo di rappresentare un piccolo spaccato dell’attuale situazione in cui si trovano gli apicultori, persone che prima del reddito amano il futuro delle api, ma anche il nostro. Speriamo di esserci riusciti!
Grazie Giorgio, grazie Dolce Ambra, grazie Cisternino e grazie alle Api!