Federico Castelluccio e l’arte della liuteria: l’amore per la musica e per la costruzione di violini
Mani che suonano, mani che creano. Con il cuore e la passione per la musica il giovane liutaio palermitano passa ore ed ore in laboratorio. Lo fa dall’età di 14 anni, oggi è maggiorenne e ha perfezionato, grazie all’aiuto di qualche amico, la sua tecnica nella costruzione di violini. Lui è Federico Castelluccio, che suona il violino da dieci anni. La sua passione per il legno si è manifestata sin da bambino, quando aiutava il nonno materno in falegnameria. Mentre il papà di Federico era fabbro, ma il giovane non si è mai avvicinato al ferro perché non lo ha mai sentito un materiale plastico: era cioè un materiale che non riusciva a modellare. Ecco di seguito l’intervista a Federico grazie al quale ci si sposta nel mondo dell’arte della liuteria: l’arte artigiana che dà vita alla musica.
Come è nata questa sua passione?
Dalla passione per il legno, dal piacere di modellare questo materiale per me così speciale e dal fatto che suono il violino. Così è nata questa curiosità di voler provare a costruire uno strumento.
Ha imparato da autodidatta?
Dopo diverse ricerche su internet per vedere più o meno come si costruisse, ho trovato qualche linea guida che ho seguito e ho creato da autodidatta il mio primo violino. Da qui i primi due anni li ho fatti da autodidatta. Durante la costruzione del mio primo violino però un liutaio di Marsala (Trapani) mi ha scritto, dopo aver visto la foto pubblicata sui social, per segnalarmi che c’era un errore nella costruzione e mi ha dato delle indicazioni su come andava costruito. Da qui ho seguito i suoi consigli e nel giro di un mese ho costruito il mio primo violino. Poi sono andato a Marsala da questo liutaio diventato poi mio amico per farglielo montare. Appena montato, l’ho suonato: sono rimasto incantato.
Quando ha iniziato a lavorare in una vera bottega?
Sentivo il bisogno di una guida, di seguire un metodo. Avevo 14 anni. Per un anno intero ho cercato in città a Palermo una bottega che mi accogliesse, ma nessuno mi ha voluto dare questa opportunità. Sino a quando un giorno, sempre in città, ho conosciuto un liutaio, che si chiama Alessio Pampalone, che mi ha accolto nella sua bottega. Così abbiamo cominciato la costruzione di un violino – costruzione che è durata quattro mesi. Questo perché mi spiegava in maniera meticolosa ciò che andava fatto. Nel frattempo cercavo anche di non trascurare la scuola né di andare in bottega per imparare a lavorare. Grazie a lui ho imparato un metodo nella costruzione del violino, che mi permetteva di lavorare anche da solo. Completato il violino, mi sono iscritto ad un concorso internazionale di liuteria a Roma, si trattava del concorso “Città di Roma – Santa Cecilia”. Con questo violino, inaspettatamente, tra circa 150 strumenti in concorso, ho ricevuto un premio, il premio Guglielmo Dall’Ongaro.
Dal premio alla bottega. Quali sono gli attrezzi che usa un liutaio?
Non c’è un attrezzo specifico. Si tratta della stessa attrezzatura che usa un intagliatore, quindi scappelli, rasiere, piccole pialle. Noi siamo, in un certo senso, degli scultori del legno.
Che tipo di legno si usa per costruire un violino?
Sono tre i tipi di legno che si utilizzano: uno per il fondo, fasce e manico e il riccio che sono fatti in acero marezzato, solitamente dei Balcani. È un tipo di legno molto particolare ed è denso con una tessitura estremamente compatta, che permette al liutaio di avere un bel legno esteticamente: questa marezzatura, che è una specie di sfumatura del legno – sono delle strisce che vanno contro vena e che creano un effetto ottico particolare – ma soprattutto questo legno ha una densità tale da contribuire al disperdersi del suono all’interno dello strumento in maniera corretta. Poi c’è l’abete della Val di Fiemme, quindi un abete tutto italiano, il migliore, nelle zone del Trentino, che viene utilizzato per il piano armonico (quello dove ci sono le F, ndr), dove poi poggia il ponticello e tutto, si usa appunto l’abete rosso della Valle di Fiemme, perché ha questa particolare predisposizione per la vibrazione. Poi c’è l’ebano africano. Si tratta di un legno nero e duro, che serve per creare quelle parti dove si potrebbe creare usura, quindi la tastiera e i capotasti. Questo legno, grazie alla sua compattezza, aiuta a trasmettere velocemente le vibrazioni da un capo all’altro del pezzo di legno.
Altragamma ringrazia Federico Castelluccio per l’intervista.
Tutte le immagini sono di sua proprietà.
Ecco il link Facebook per ammirare le sue creazioni