Gaglio vignaioli, dall’uva migliore nasce il vino: solo quello di qualità viene imbottigliato. Parola di Flora Mondello

Da Quasimodo a Tindari, da Tindari a Oliveri
“Tindari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull’acque
delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.”
È questo l’incipit della poesia “Vento a Tindari” di Salvatore Quasimodo pubblicata nel 1930 che il poeta premio Nobel dedica alla sua terra natale. Una poesia che ci conduce oggi a parlare di questo luogo mite situato tra colline ampie e le dolci acque delle isole Eolie. Tindari, in provincia di Messina, è oggi anche la meta di pellegrinaggi verso il santuario della Madonna nera (1956-79).
È stata fondata nel 396 a.C. da Dionisio I con il nome di Tyndaris. Sotto il dominio romano invece Tindari subì diverse trasformazioni dal punto di vista urbanistico e anche nella sua conformazione architettonica degli edifici pubblici.
A causa di una frana avvenuta nel I secolo d.C. una parte della città precipitò in mare e nel IX e X secolo l’abitato fu distrutto dagli arabi.
Oggi delle mura fortilizie che circondavano il colle che era occupato dalla città e che erano state realizzate nel III secolo a.C. poi modificate da i romani, rimane visibile il tratto meridionale con le torri e la porta principale.
A seguito della frana avvenne il primo esodo degli abitanti scampati alla catastrofe che da Tindari si spostarono per rifugiarsi in luoghi vicini. Si formarono così i primi nuclei di abitazioni denominati in seguito: Patti, Oliveri, Mongiove, Sant’Anna e tanti altri.
Ed è qui, in particolare ad Oliveri che si estende l’Azienda Gaglio vignaioli. Qui dove non esiste una data precisa che conferma la data della nascita del Comune. Ma che presumibilmente avvenne dopo il 1810.
Oliveri che, come descrive lo scrittore Edrisi, era un bel casale con un grande castello “in riva al mare, un bagno, delle case, delle buone terre da seminare”.
L’azienda di Donna Flora Mondello
Flora Mondello dal 2007 è imprenditrice dell’azienda di famiglia.
È una donna di carattere. L’eleganza la contraddistingue dall’aspetto, ma prima ancora già dal tono della voce e soprattutto nella qualità e nelle scelte aziendali. Flora ha messo nel cassetto la sua professione di architetto per dedicarsi a tempo pieno all’azienda che era del nonno di sua madre, architetto anche lei, che si chiama Maria Teresa Gaglio e che insieme alla figlia è titolare dell’azienda.
Qui solo le uve migliori vengono vendemmiate e solo il vino migliore viene imbottigliato.
Una storia che ci riporta agli inizi del Novecento
Per raccontare la storia dell’azienda dobbiamo tornare indietro nel tempo: ai primi anni del Novecento. Allora il nonno della mamma di Flora coltivava i vigneti sulle pendici di Tindari ed il vino prodotto veniva esportato in Francia.
Poi negli anni Settanta, il dottor Francesco Gaglio, nonno di Flora, dà vita ad una realtà imprenditoriale, impiantando un primo vigneto a spalliera sulle colline di Oliveri. Da qui la produzione di un ottimo vino rosso che allora veniva venduto sfuso.
Tutto avveniva nel palmeto aziendale, ancora funzionante, dove insieme alla vasche per la pigiatura, si trovavano i torchi e la cantina con grandi botti: qui il vino riposava e poi a partire da dicembre iniziava ad essere venduto.
Il dottore Gaglio successivamente decise di raggruppare le attività agricole in una società – ciò avvenne negli ultimi anni di vita di Gaglio – società che chiama La Flora, proprio in onore della sua adorata nipote.
Da qui La Flora inizia un’attività caratterizzata dalla presenza di sole donne con alle spalle un forte esempio ricevuto che portano avanti la tradizione di famiglia, adeguandola alle nuove richieste di mercato.
Il Mamertino, il vino dal color rosso rubino
Parliamo di Mamertino doc, il vino che deve il suo nome al popolo guerriero che si stanziò, prima e dopo le guerre Puniche, nella provincia di Messina.
Un vino color rosso rubino dal profumo lievemente fruttato, delicato e dal sapore asciutto, corposo. Era il vino amato da Giulio Cesare.
Si produce con Nero d’Avola e Nocera, lasciandolo riposare 12 mesi nelle botti.
Dall’attività vinicola all’enoturismo
L’azienda si propone la produzione di vini di alta qualità. Prima di tutto si parte dalla selezione della pianta: solo l’uva migliore viene vendemmiata e solo il vino migliore imbottigliato.
Con la nascita di Giulia nel 2004, la figlia di Flora, continua la tradizione dell’azienda all’insegna della gestione al femminile. Da qui la decisione, essendo un’azienda molto legata al territorio, di assegnare ad ogni vino il nome di un’eroina mitologica propria della zona di Tindari.
L’attività dell’azienda vinicola è affiancata dall’enoturismo con visite e degustazioni che si rivolgono ai numerosi turisti che visitano Tindari. Così per incentivare questa attività è nato il nuovo centro aziendale nel 2012 ad Oliveri: qui una sorge una cantina moderna e un fabbricato caratterizzato da ampi spazi esterni dedicato a sala degustazione.
La chiave di successo: il lavoro di squadra
L’obiettivo dell’imprenditrice è uno solo: la la produzione di vini di alta qualità, partendo dalla selezione dell’uva. Il suo successo lo deve ad un lavoro di squadra, dove vige la storia di un’impresa al femminile. E poi il posto, che è davvero incantevole, sorprendente.
il consiglio dell’imprenditrice? “Veniteci a trovare”.
Wetipico ringrazia Flora Mondello per l’intervista
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