Pomodori bio, amore e passione a volontà. La ricetta vincente di Azienda agricola biologica De Tursi

A Strongoli, un comune calabrese in provincia di Crotone, la famiglia De Tursi porta avanti da generazioni la passione per la coltivazione e la produzione di pomodori, tingendo il territorio, già splendido, di tonalità calde, dal rosso al giallo. Con la stessa forza e caparbietà con cui gli abitanti del paese hanno contrastato i Francesi nell’ ‘800, i De Tursi vanno avanti nonostante le problematiche in cui incorrono oggi i produttori.
Pomodori da tre generazioni
-Buon pomeriggio, potresti condurmi un po’ nel mondo dell’Azienda Agricola biologica De Tursi?
Luigi De Tursi è il titolare di questa azienda a conduzione familiare che, nell’arco dell’anno, si amplia con due persone che ci aiutano a svolgere il nostro lavoro. Inoltre, durante la stagione estiva, quella della preparazione delle conserve, si aggiunge ulteriore personale. Solitamente, in azienda, c’è chi raccoglie e seleziona i pomodori a mano e poi ci sono altri, spesso delle signore, che lavorano in laboratorio e infine ci sono Luigi e sua moglie Michela.
I pomodori biologici di Pietro e Luigi, quattordici anni di passione e lungimiranza
-Qual è la vostra storia? Come sono stati gli inizi? Qual è il segreto per riuscire a mandare avanti un’azienda da ben tre generazioni sempre con la stessa passione? Quali sono i vostri progetti per il futuro dell’azienda?
Siamo ormai alla terza generazione di De Tursi, le precedenti, soprattutto quella di Pietro, il papa di Luigi, portavano avanti un’azienda legata alla raccolta di pomodori che poi venivano venduti per gran parte alle aziende campane. L’azienda Agricola De Tursi Luigi è certificata biologica da quasi 14 anni, cioè da quando Luigi tornò in Calabria da Roma, dove aveva frequentato l’università. Produrre biologico fu una lungimiranza di Piero.
Con il passare degli anni e con le problematiche quotidiane,purtroppo erano proprio i De Tursi a pregare le industrie di prendere i loro pomodori per pochi centesimi. E così, Luigi decise di chiudere la filiera e produrre conserve in proprio.
Il segreto per mandare avanti di generazioni l’azienda? La lungimiranza, i segreti e la passione trasmesse da chi viene prima di te, benché l’agricoltura di oggi sia sicuramente diversa da quella di ieri e versi in peggiori condizioni. Se non ci fosse passione e conoscenza, diverrebbe difficile svegliarsi una mattina con il desiderio di fare l’agricoltore.
In futuro vorremmo sicuramente specializzarci sempre più in tutto quello che riguarda il pomodoro e realizzare al più presto prodotti nuovi che usciranno quest’anno come, ad esempio, pomodori secchi e succo di pomodoro. Vorremmo poi ampliare l’offerta con l’introduzione di altri prodotti come l’olio dei nostri ulivi, le marmellate ecc…
Importante ricordare l’artigianalità dei prodotti De Tursi, fatti a mano, come una volta. La passione nasce anche dalla consapevolezza del lavoro che c’è dietro.
Sapore aggiunto dei pomodori De Tursi? Solo ed esclusivamente la tradizione artigianale
-Cosa contraddistingue i vostri prodotti e perché il cliente dovrebbe scegliere proprio questi? Quanto ha influito la scelta di essere bio nella conduzione della vostra attività?
Le ricette delle nostre conserve partono dalla tradizione. La donna nella nostra brochure è la nonna di mio marito e, il primo anno che abbiamo iniziato a fare conserve, è venuta da noi e ci ha dato la sua “approvazione”. Tutto parte da qui, dalla famiglia. Teniamo d’occhio i gusti e le idee consigliate anche dalla ristorazione. La nostra passata ha solo il 100 % di pomodoro biologico prodotto da noi, non ci sono conservanti, non c’è zucchero né correttori di acidità. Lavoriamo tutto a mano e a bassa temperatura, colando nelle tovaglie di cotone. I nostri prodotti di punta sono i datterini. Questi hanno un gusto molto dolce, sia quelli rossi che quelli gialli, perché sono lavorati interi a crudo. Noi vogliamo dare al consumatore la sensazione di avere un prodotto fresco, ma disponibile tutto l’anno. Quando il cliente apre le conserve deve avere la sensazione di avere un prodotto fresco, fatto da poco.
Come accennavamo, il bio è stata una lungimiranza di Pietro (il padre di Luigi), se non fossimo stati bio, non credo che avremmo fatto questo tipo di conserve e avremmo ottenuto del ricavato, che invece raggiungiamo proprio perché siamo bio e artigianali, dato che oggi c’è molta attenzione a ciò che si consuma
Clienti che diventano famiglia e concorrenza che diventa amicizia
-Come definiresti il vostro rapporto con i vostri acquirenti locali e con gli altri produttori del territorio?
Il rapporto con il territorio è strettissimo, l’azienda è a Strongoli e i pomodori sono adiacenti al capannone. Ci abbiamo creduto tutti, abbiamo creduto tutti in questo territorio che vogliamo valorizzare. La stessa Michela, di origini milanesi, ci ha creduto molto. Il rapporto con le altre aziende è ottimo e cerchiamo sempre di collaborare anche attraverso le degustazioni in giro in cui portiamo i prodotti.
Il rapporto con clienti diventa quasi di famiglia, ci sono clienti anziane e pensionate che a fine agosto fanno le provviste per l’anno intero e guai se manca loro una provvista! Quando queste donne ci dicono che la nostra passata è meglio di quelle che facevano loro, riceviamo il miglior complimento. I nostri clienti acquistano da noi in azienda oppure consegniamo noi a domicilio. In aggiunta, va detto che nella provincia di Crotone abbiamo due piccoli punti vendita. Il rapporto è ottimo anche per questo, la domenica i clienti passano in azienda e osservano, raccolgono le arance, dialogano con noi. Il nostro è un rapporto stretto e forte.
I pomodori stanno bene con tutto
-Qual è il modo migliore per conservare i vostri prodotti? C’è qualche abbinamento culinario che consigliate?
In casa le conserve vanno tenute in un luogo asciutto e, una volta aperte, anche una settimana in frigorifero. La scadenza legale è di due anni e il pomodoro invasettato non produce botulino. Io consiglio sempre di avere ogni nostra conserva perché ciascuna svolge una funzione diversa in cucina: un cavatello con la nostra passata ha il suo perché! Il datterino giallo è privo di acidità, una pelle spessa ed è dolce, ritengo che sia molto buono con il pesce. Ottimo con le vongole, o con alici e pangrattato oppure con la pasta con olio e basilico.